" Nulla dies sine linea"
Plinio il Vecchio
Tra due giorni sarà l'anniversario della nascita di Lucio Fontana.
Era nato infatti il 19 febbraio 1899 a Rosario (Argentina) da genitori italiani.
E' stato il fondatore, nonchè il più noto rappresentante, del "movimento spazialista", dove "la superficie stessa della tela, interrompendosi in rilievi e rientranze, entrò in rapporto diretto con lo spazio e la luce reali".
La sua era una pittura che sconfinava con la scultura. Nella sua arte, i due mondi quasi si incontravano.
All'epoca fu un artista molto discusso perchè le sue opere (spesso provocatorie), venivano considerate troppo elementari e troppo facili da copiare. Ma nessuno le aveva inventate prima e nessuno sapeva crearle con tale armonia e tratto sicuro.
Fontana inoltre era solito scrivere sul retro dell'opera una frase insensata, giusto per assicurare l'autenticità (mediante perizia calligrafica) dell'opera stessa.
Nel necrologio di Fontana sul Corriere della Sera, Dino Buzzati scrisse :
"Proviamo ad appenderne uno in casa nostra. Nei primi giorni può darsi che ci lasci freddi, con l'andare del tempo, di sicuro, avrà tutto da guadagnare. A poco a poco, quelle costellazioni di buchini, quelle crudeli, impeccabili ferite cominceranno a vibrare impercettibilmente e non per una semplice illusione ottica, a dilatarsi, a contrarsi, a vivere. Non ricordandoci nulla di preciso, nè volti, nè figure, nè folle, nè architetture, nè paesaggi; ma evocandoci sottilmente l'estatico incanto di una certa immota natura (come i deserti, come le rupi, come i crateri), mentre dai pertugi della tela filtrano a noi, da una sorta di aldilà, rigagnoli inquietanti di buio."
Parole più appropriate sono difficili da trovare. . .
Plinio il Vecchio
Tra due giorni sarà l'anniversario della nascita di Lucio Fontana.
Era nato infatti il 19 febbraio 1899 a Rosario (Argentina) da genitori italiani.
E' stato il fondatore, nonchè il più noto rappresentante, del "movimento spazialista", dove "la superficie stessa della tela, interrompendosi in rilievi e rientranze, entrò in rapporto diretto con lo spazio e la luce reali".
La sua era una pittura che sconfinava con la scultura. Nella sua arte, i due mondi quasi si incontravano.
" LA LUNA A VENEZIA" |
All'epoca fu un artista molto discusso perchè le sue opere (spesso provocatorie), venivano considerate troppo elementari e troppo facili da copiare. Ma nessuno le aveva inventate prima e nessuno sapeva crearle con tale armonia e tratto sicuro.
Fontana inoltre era solito scrivere sul retro dell'opera una frase insensata, giusto per assicurare l'autenticità (mediante perizia calligrafica) dell'opera stessa.
Nel necrologio di Fontana sul Corriere della Sera, Dino Buzzati scrisse :
"Proviamo ad appenderne uno in casa nostra. Nei primi giorni può darsi che ci lasci freddi, con l'andare del tempo, di sicuro, avrà tutto da guadagnare. A poco a poco, quelle costellazioni di buchini, quelle crudeli, impeccabili ferite cominceranno a vibrare impercettibilmente e non per una semplice illusione ottica, a dilatarsi, a contrarsi, a vivere. Non ricordandoci nulla di preciso, nè volti, nè figure, nè folle, nè architetture, nè paesaggi; ma evocandoci sottilmente l'estatico incanto di una certa immota natura (come i deserti, come le rupi, come i crateri), mentre dai pertugi della tela filtrano a noi, da una sorta di aldilà, rigagnoli inquietanti di buio."
Parole più appropriate sono difficili da trovare. . .
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